sabato 6 giugno 2015
se io potessi avere una mappa dettagliata di tutto il sito, cioè il luogo dove è posto questo castelletto, si potrebbe porre un reticolo sulla mappa, e vedere di capire come sono posizionate le linee di forza del campo terrestre in quel sito. sicuramente si troverebbe che la disposizione di quei massi non è casuale.
"The secret to the universe is: 7129 / 6105195"
secret of the universe is 7129 / 6105195
scusate un attimo, ma questa frase secondo voi è corretta? The secret to the universe is:
in inglese... del ...non si traduce: of the, perchè ha messo: to the..... sempre che non l'abbiate trascritta male, questa frase mi ha fatto molto pensare:
"tutta la materia consiste di magneti individuali, ed è il movimento di questi magneti nella materia attraverso lo spazio che produce fenomeni quantificabili come il magnetismo e l'elettricità".
No-no! la trascrizione è corretta:T
HE SECRETE TO THE UNIVERSE IS: 7129/6105195
significa :
il segreto all'universo è: 7129/6105195
sulla base della frase detta da Edward Leedskalnin, mi sovviene che tutte le particelle del cosmo posseggono una carica e quindi hanno un loro campo magnetico, si sà, ogni atomo o sub-particelle sono un minuscolo magnete, che può produrre variazioni nello spazio e nel tempo, anche fenomeni elettrici e/o emissioni sonore e trasformazioni....
Avevo già parlato tempo addietro di questo discorso, ma non volli in quel momento approfondire, il codice qui riportato:(THE SECRETE TO THE UNIVERSE IS: 7129/6105195), oltretutto la interpretazione del termine To THE = al; non è Off the = del; Non è poi così misterioso come molti pensano.
e se le formule sulla relatività di Ein. non fossero complete o del tutto correte?
Quale certezza abbiamo che egli abbia veramente stabilito la regola giusta?
E. stabilì che le particelle di luce non potessero procedere più delle velocità di 300.000 Km/s, ma sappiamo che in realtà esistono particelle che si chiamano tachioni [che in questa formula sono presenti (THE SECRETE TO THE UNIVERSE IS: 7129/6105195), meglio dire sono una delle risultanti della formula stessa,] che procedono ad una velocità molto maggiore di quella della luce, possiamo definire superlux. Allora E. definisce un principio non esatto, e ciò dovrebbe far capire che le sue formule potrebbero non essere del tutto esatte o mancare di una parte. Non potrebbe darsi che invece questo signore sconosciuto abbia scoperto la vera formula.....quella esatta, applicabile?
Dico solo questo, la scienza procede in una direzione errata, per quel che riguarda certe cose, ha la brutta mania di saper sempre tutto, quando non si è umili e si vuol conoscere senza far fatica, ed ottenere un sapere personale ecco che il sapere non conta più, contano solo gli interessi personali, i soldoni, anche a scapito dei testoni che ci mettono anni per ottenere qualcosa di sensazionale. La scienza è troppo indotta a guardare da un solo lato, senza cercare 360°.
Però dato che nel mio forum ho rivelato che 6105195=Tachioni..... ma non vi dico ne la chiave di decriptazione ne il resto della formula....divertitevi sempre che ci riusciate.... o seri dubbi!!!
La Relatività di Einstein descrive fondamentalmente la forza della gravità intesa non come forza ma come una deformazione dello spazio e del tempo (curvatura) causata dalla massa dei corpi materiali e dall’energia delle onde come la luce.
La relatività fornisce delle equazioni matematiche che danno la curvatura spazio-tempo una volta nota la densità della massa e dell’energia. Risolvendo tali equazioni per l’intero universo si è in grado di conoscere l’evoluzione dello stesso. Nonostante la grande difficoltà nella risoluzione di tali equazioni, ciò è stato fatto (semplificando lievemente il problema) ottenendo così modelli relativistici dell’universo.
ll postulato fondamentale della teoria della relatività, era che le leggi della scienza dovrebbero valere per tutti gli osservatori liberamente in movimento, quale che fosse la loro velocità. Questa idea fu una vera rivoluzione! La conseguenza forse più notevole di questa teoria è dettata dall’equivalenza di massa ed energia compendiata nella famosa equazione
E=mc2
dove E è l’energia, m la massa e c2 è la velocità della luce al quadrato. Questa equazione stabilisce che nulla può muoversi ad una velocità superiore a quella della luce. Vediamo il perché:
A causa dell’equivalenza tra energia e massa, l’energia che un oggetto ha in conseguenza del suo movimento andrà a sommarsi alla sua massa. Questo fatto renderà più difficile aumentarne la velocità. Ciò peraltro diventa significativo solo per oggetti che si muovono a velocità prossima a quella della luce. Per esempio, ad una velocità pari al 10% di quella della luce un oggetto aumenta la sua massa solo dello 0,5% mentre al 90% della velocità della luce la massa dell’oggetto aumenta del 200%. All’approssimarsi di un oggetto alla velocità della luce, la sua massa aumenta sempre più rapidamente, così che per accrescere la sua velocità si richiederà una quantità di energia sempre maggiore. Nessun oggetto potrà mai essere in effetti accelerato sino alla velocità della luce perché a quella velocità la massa diventerebbe infinita e quindi, per l’equivalenza tra massa ed energia, per fare raggiungere tale velocità si richiederebbe una quantità di energia infinita. Pertanto nulla può viaggiare a velocità uguale a quella della luce; soltanto la luce o altre onde che non hanno una massa intrinseca, possono muoversi a tale velocità limite.
La velocità della luce come costante
La formula relativistica per la composizione delle velocità è tale che la risultante di due velocità è sempre minore della loro somma. In particolare, se una delle due velocità da sommare è la velocità della luce, la velocità risultante sarà sempre uguale alla velocità della luce. Facciamo ora un caso limite: immaginiamo di lanciare da un’auto in corsa un sasso con una velocità pari a quella della luce. Essendo sempre V la velocità della macchina, avremo:
Il calcolo ci dà come risultato la velocità della luce.
Il postulato di Einstein, secondo cui la velocità della luce nel vuoto non cambia con la velocità della sorgente, era ispirato dalla presenza della costante c, indipendente dal sistema di riferimento adottato, nelle equazioni dell'elettromagnetismo di Maxwell.
Il postulato, oltre ad essere giustificabile dalla coerenza stessa della teoria di Einstein, ha ricevuto nel tempo moltissime conferme sperimentali. Un esempio lo possiamo trarre dall’osservazione astronomica delle stelle binarie.
Nei sistemi binari in cui una stella più piccola ruota rapidamente intorno a una stella più grande, l'immagine della stella piccola appare infatti nitida, al telescopio, durante tutte le fasi dell'orbita, sia quando la stella si sta allontanando da noi, sia quando si sta avvicinando.
Se la velocità della luce emessa variasse con la velocità della stella relativa a noi, riceveremmo in ogni dato istante segnali luminosi emessi dalla stella durante fasi diverse della sua orbita, e dovremmo invece osservare un immagine diffusa e indistinta.
All’equazione di Einstein E=mc2 possiamo attribuire un significato del tutto generale, quale:
"fra massa ed energia non c’è differenza sostanziale: l'energia possiede massa e la massa rappresenta energia". Notiamo inoltre che l'equazione presenta un aspetto molto importante anche in termini quantitativi. Il coefficiente c2, infatti, ci dà informazioni precise circa il rapporto di equivalenza. Il fatto che questo coefficiente sia un numero molto grande -il quadrato della velocità della luce- implica come conseguenza che a piccole quantità di materia equivalgono grandi quantità di energia e, viceversa, solo a notevoli quantità di energia corrispondono apprezzabili quantità di materia. Per chiarire il concetto, Einstein paragona il rapporto di scambio tra materia ed energia a quello tra una moneta di altissimo valore (la massa) e una moneta molto deprezzata (l'energia). Qualche esempio concreto riesce meglio a dare una idea di tale rapporto.
Se mediante un qualche processo fisico, un grammo di una qualunque sostanza potesse trasformarsi interamente in energia, l'energia ottenuta potrebbe essere sufficiente per far evaporare 30.000 tonnellate di acqua. Nella trasformazione inversa, l'energia luminosa emessa da una lampada di 100 watt in un'ora darebbe - trasformata in materia - la massa di 42*10-10 grammi, cioè una frazione di grammo avente per denominatore 1 seguito da dieci zeri.
Facciamo un esempio pratico di come l’energia rappresenti una certa quantità di massa. Consideriamo una lunga scatola appoggiata su una tavola liscia e orizzontale. Se nessuno spinge la scatola, il suo centro di massa, se inizialmente fermo, rimarrà fermo, qualsiasi cosa possa accadere all'interno della scatola. Ma ciò non significa necessariamente che la scatola stessa rimanga ferma: se all'interno della scatola vi sono delle masse che si muovono, la posizione del centro di massa della scatola può cambiare e quindi, rimanendo fermo il centro di massa, la scatola si muoverà.
Supponiamo ora che all'interno della scatola, a un capo di essa, vi siano una pallina e una robusta molla tenuta compressa da un meccanismo a orologeria. Quando, a un certo istante, il meccanismo scatta e la molla si distende, la pallina viene spinta lungo la scatola. Se l'altro capo della scatola è ricoperto con una sostanza adesiva, tale da trattenere la veloce pallina quando questa lo colpisce, che accade alla scatola?
In questo esperimento la situazione è simile a quella di un fucile che spara: si ha un rinculo, e la scatola comincia a muoversi in direzione opposta alla pallina. Il centro di massa dell'intero sistema (scatola e pallina) si muove rispetto alla scatola, rimanendo fisso nello spazio, per cui la scatola si muove in direzione opposta a quella della pallina. Questo moto continua finché la pallina urta la parte adesiva, cioè finché l'urto non ferma la scatola. Un osservatore esterno vede la scatola, inizialmente ferma, cominciare a un tratto a muoversi, e fermarsi poi in modo ugualmente improvviso, in una posizione differente da quella iniziale. Se questo osservatore conosce la legge della conservazione della quantità di moto, terrà conto del fatto che il centro di massa dell'intero sistema (scatola più contenuto), essendo inizialmente fermo, deve rimanere sempre nella stessa posizione, poiché al sistema non era applicata alcuna forza esterna; egli dedurrà perciò che lo spostamento della scatola deve essere stato provocato da uno spostamento di una massa all'interno della scatola (la pallina). Se sapesse quanto è stato lungo il percorso della pallina e quanto vale la massa della scatola (includendo molla e meccanismo), egli potrebbe dedurre dallo spostamento della scatola la massa della pallina. Questo esempio costituisce una applicazione diretta della dinamica newtoniana, e Newton stesso l'avrebbe potuto realizzare. Ciò che di nuovo ci fa capire Einstein, è quello che succede quando sostituiamo alla pallina del nostro esempio un lampo di luce. La proprietà importante della luce, necessaria alla dimostrazione di Einstein, è che essa esercita una pressione. La luce, incidendo su una superficie nera (su cui viene assorbita) dà ad essa una spinta; se incide su uno specchio (da cui viene riflessa) dà ad esso una spinta doppia. Per qualsiasi intensità di luce realizzabile in pratica questa pressione è molto piccola; tuttavia l'esistenza della pressione segue direttamente dalla teoria della luce di Maxwell (che è venuta quarant'anni prima della relatività) e può essere mostrata, se lo si fa con abbastanza accuratezza. L'apparecchio costituito da una piccola ruota a pale fatta ruotare dalla luce è uno degli strumenti preferiti dai musei delle scienze, e a volte gli ottici ne espongono uno in vetrina.
Supponiamo ora di avere la stessa scatola di prima, ma in cui il meccanismo a orologeria chiude un contatto che connette una batteria a una lampadina, la quale emette un breve e intenso lampo di luce. Tutte le pareti sono lucide e riflettono la luce, eccetto quella che si trova dalla parte opposta della lampadina, che invece è nera.
Quando si chiude il circuito la lampadina emette luce in tutte le direzioni. Se la lampadina è vicina a un estremo della scatola, metà della luce rimbalza immediatamente su questa parete ed esercita una pressione su di essa, che mette in moto la scatola; quando la luce un pò più tardi urta la parete nera (poiché la luce impiega un certo tempo anche per percorrere una scatola) tutta la luce ora esercita una pressione che ferma la scatola. Per l'osservatore esterno la situazione in linea di principio è perciò identica a quella della pallina: la scatola, inizialmente ferma, a un tratto comincia a muoversi fermandosi poi in una posizione diversa da quella iniziale. L'osservatore deve perciò dedurre che è stata trasferita una certa massa dall'estremo in cui si trova la lampadina a quello in cui è la parete nera, e può calcolare la quantità di massa dallo spostamento della scatola. La teoria della luce di Maxwell mostra che la pressione della luce su una superficie nera è uguale all'intensità divisa per la velocità della luce: combinando questa relazione con il tempo impiegato dalla luce e con la durata del lampo, Einstein trovò che la massa trasferita è uguale all'energia del lampo di luce divisa per il quadrato della velocità della luce.
E’ fuor di dubbio che è stata trasferita dell'energia dall'estremo in cui è la lampadina (dove l'energia inizialmente era immagazzinata nella batteria) alla parete nera, che è stata riscaldata dalla luce assorbita. L'esperimento ideale di Einstein mostra che questo trasferimento dell'energia E è accompagnato da un trasferimento della massa m, queste due quantità essendo legate dalla E = mc2 Quindi l'energia della luce, proprio come l'energia di moto, ha una massa. Inoltre, partendo dalle nostre conoscenze, possiamo dedurre, come prima, che tutta l'energia deve avere una massa, ricavabile da questa relazione.
Per venire ora all'altro problema, cioè se anche la massa a riposo rappresenti dell'energia, dobbiamo tornare alla fisica nucleare. Tutti i nuclei sono composti da protoni e neutroni; la massa di un nucleo composto è minore (all'incirca dell'1 %) della somma delle masse dei protoni e neutroni di cui è fatto; questa differenza si spiega con l'energia liberata (e sfuggita in forma di radiazione) quando i protoni e i neutroni si uniscono e formano il nucleo composto. Ciò sta alla base della produzione di energia nucleare (bombe atomiche, centrali elettronucleari), e prova la completa equivalenza di massa ed energia. Quindi la teoria di Einstein non soltanto ha unificato l'ottica e la dinamica, non soltanto ha chiarito il significato del tempo e dello spazio, ma ha anche unificato i concetti di massa ed energia.
Posto che abbiamo chiarito il concetto di equivalenza tra massa ed energia, torniamo ora al principio che la velocità della luce c è un limite definito.
Analizzando le leggi della fisica classica si nota che esse non impongono nessuna limitazione all'intensità del vettore velocità di un corpo.
Possiamo così ipotizzare, ad esempio, l'esistenza di un'onda che viaggi a velocità v infinita.
Tale onda sarebbe quindi in grado di attraversare tutte le parti del nostro universo in un tempo nullo. Risulta evidente (e quasi logico) che tale realtà non è attualmente realistica ed inoltre nessun esperimento ha mai confermato tale ipotesi.
Analizziamo adesso le equazioni di Lorentz.
In esse è presente il fattore relativistico
Esso impone che il vettore velocità v abbia una intensità non maggiore di c poiché se così fosse rappresenterebbe la radice di un numero negativo e questa cosa non è algebricamente accettabile poiché non si definiscono, come l'algebra insegna, radici di numeri negativi.
La velocità limite per il moto di qualunque oggetto naturale è dunque c.
Parliamo ora di Tempo in relazione alla Relatività.
Per farlo, schematizziamo le idee derivate dalla Relatività speciale
La velocità della luce non dipende dalla direzione di propagazione, ma ha lo stesso valore in tutte le direzioni (circa 300.000 Km/s). Questo risultato permette di sincronizzare gli orologi atomici nel mondo.
Le leggi fisiche assumono la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziale. Con questo principio fu possibile eliminare l'idea non corretta dell'esistenza di un sistema di riferimento ideale (come l'etere). Ne deriva il principio della costanza della velocità della luce:
La velocità della luce nel vuoto ha, in ogni sistema di riferimento inerziale, lo stesso valore.
Da questi principi ne consegue che il tempo non è assoluto, cioè, non esiste un sistema di riferimento inerziale nel quale il tempo sia assoluto.
Il tempo è relativo al sistema di riferimento.
Dilatazione del tempo: un orologio in moto rispetto ad altri orologi sincronizzati, fermi in un sistema inerziale, appare più lento degli altri; l'orologio in movimento "ritarda" secondo questa equazione:
t=t0(1 - (v/c)2)1/2
dove v è la velocità relativa dell'oggetto rispetto agli orologi fermi e c è la velocità della luce.
Da tutto ciò consegue che la velocità della luce è la velocità limite che nessun corpo può superare. Se il ritardo del nostro orologio cresce con la velocità, vediamo che quando l'orologio raggiunge la velocità limite, il tempo verrebbe ritardato fino a fermarsi, e oltre questa velocità, avremmo dalla formula del tempo un risultato negativo e immaginario. Non avendo molto significato fisico un tempo immaginario, ne deduciamo che la velocità limite non può essere superata (attualmente esiste la possibilità di dare un significato al tempo immaginario ma vi sono ancora troppi problemi).
Ora poniamoci la domanda: possiamo raggiungere la velocità limite accelerando un corpo?
Supponiamo che un'astronave venga costantemente accelerata, prima o poi raggiungerebbe la velocità della luce se non fosse che per non entrare in contraddizione con i risultati della Relatività speciale occorre che la resistenza dell'astronave diventi sempre più grande all'aumentare della velocità, quindi la massa deve aumentare con la velocità.
E finalmente arriviamo alla famosa formula:
E=mc2
che pone una relazione tra l'energia e la massa.
Tutto ha un prezzo da pagare, e accelerare un corpo fino alla velocità limite costa energia infinita, in quanto la massa del corpo accelerato aumenta proporzionalmente con la velocità fino a divergere, e per poter compiere un lavoro su una massa infinita è necessario utilizzare un'energia infinita .
La relatività speciale NON permette "viaggi temporali", almeno non del tipo di quelli immaginati nella letteratura fantascientifica.
Riassumiamo:
La velocità ha un significato solo relativamente a un osservatore non essendoci una quiete assoluta rispetto cui misurare un moto assoluto. Nello stesso modo, non esiste né uno spazio assoluto né un tempo assoluto, perché entrambi dipendono dalla velocità e pertanto hanno significato solo in relazione all'osservatore.
VIAGGIARE NEL TEMPO ALLA VELOCITÀ' DELLA LUCE
Viaggiare alla velocità della luce, cosa succede viaggiando alla vertiginosa velocità di 300000 Km/s? Come si comporta il tempo viaggiando a questa velocità?
Viaggiando alla velocità della luce succedono delle cose molto strane, cavalcando un fotone di luce, accade che il tempo si ferma; una possibile astronave che potesse viaggiare alla velocità della luce aumenterebbe la sua massa all'infinito dando luogo poi alla famosa equivalenza tra massa e energia di Einstein E = mc^2, ma se fosse possibile sfruttare questa velocità senza incappare nell'equivalenza massa-energia gli astronauti potrebbero rimanere giovani per l'eternità.
Si potrebbe fare un esempio utilizzando il paradosso dei due gemelli; ci sono due gemelli con entrambe la stessa età di 25 anni il gemello A decide di partire per un viaggio nello spazio della durata di 25 anni terrestri mentre l'altro gemello B rimane sulla Terra a svolgere la sua vita; considerando che l'astronave viaggia a circa il 50% della velocità della luce. Al ritorno il gemello astronauta A troverà suo fratello B invecchiato di 25 anni rispetto a quando era partito per il suo viaggio, al contrario il gemello B vedrà A molto più giovane di lui con un età che li separa di 15 anni. Da questo esempio si può notare che viaggiando a velocità prossime a quella della luce il tempo di bordo di un astronauta tende a rallentare in modo proporzionale alla velocità fino a fermarsi quando si raggiunge la velocità della luce.
Viaggiando alla velocità della luce, si può anche viaggiare nel tempo, infatti quando di notte ci capita di guardare le stelle, noi non osserviamo solo soli lontanissimi miliardi di chilometri ma osserviamo questi soli come erano qualche anno o centinaia d'anni fa, per esempio se noi guardassimo la stella più vicina a noi, dopo il Sole, Proxima Centauri che dista da noi 4.3 anni-luce (40000 miliardi di chilometri), noi la vedremmo come era 4.3 anni fa se per assurdo questa stella fosse scomparsa in questo momento mentre stai leggendo queste righe, ce ne accorgeremmo solo tra altri 4.3 anni della sua scomparsa questo perché la luce viaggia a una velocità si elevatissima ma finita, cosicché l'ultima informazione che ci arriverà da Proxima Centauri ci impiegherà 4 anni circa per percorrere la distanza di 40000 miliardi di chilometri che la separa da noi.
Facciamo ora un altro esempio per capire cosa significa viaggiare nello spazio alla velocità della luce e quale correlazione questa ha con il tempo.
Ammettiamo che da una stella a noi vicina diciamo da..., ma si prendiamo ancora come riferimento la stella Proxima Centauri ci sia una civiltà aliena che ci osserva con potentissimi telescopi capaci addirittura di osservare la superficie della Terra e la sua civiltà, e che decida di mandare sulla Terra un astronave con abbordo un'astronauta per studiare più da vicino la nostra civiltà. Ammettiamo pure che l'astronave possa viaggiare alla velocità della luce, ora per percorrere la distanza che separa il suo pianeta dalla Terra, ci vogliono quattro anni terrestri, quando l'osservatore alieno giunge sulla Terra vedrà e gli sembrerà di stare sulla Terra del presente rispetto a lui, ma rispetto a noi l'extraterrestre atterrerà su una Terra del passato, cioè noi ci troveremo rispetto all'alieno avanti nel futuro di quattro anni. Spiegando in breve ciò che accade all'alieno e a noi è questo, gli abitanti di Proxima Centauri quando ci osservano con i loro telescopi vedono il nostro pianeta come si presentava quattro anni fa rispetto a oggi, quando l'astronauta atterra sulla Terra dopo aver percorso la distanza di quattro anni luce vede noi come siamo oggi cioè prima che lui partisse, mentre noi ci siamo spostati nel tempo di quattro anni, comunque il disegno rende più facile ciò che è stato detto qui. Si potrebbe allora pensare che l'orbita della Terra e di qualsiasi pianeta del sistema solare lascia si piena di terre del passato che potrebbero essere visitate da vari visitatori alieni il tempo nel quale sbarcheranno dipende solo dalla distanza che li separa da noi, sempre che le loro astronavi possano viaggiare alla velocità della luce, nel caso contrario ciò non si verifica.
A prima vista la teoria speciale della relatività proibisce i viaggi più veloci della luce (FTL, dall'inglese Faster Than Light). Se si parte da una velocità inferiore a questo limite e si accelera, il tempo rallenta progressivamente fino a che, alla velocità della luce stessa, si ferma completamente.
Non si può accelerare ulteriormente perché la velocità della luce è una barriera insormontabile: il tempo è come se qui cessasse di esistere. Ma secondo le equazioni, appena oltre questa barriera, c'è lo strano mondo degli orologi a rovescio.
Laggiù, se ci si muove a una velocità appena superiore a quella della luce, il tempo scorre molto lentamente all'indietro. In questo c'è una certa logica: dopotutto, se il tempo rallenta avvicinandosi a c e si arresta quando si raggiunge questa velocità, allora, oltre di essa, dovrà scorrere all'indietro (più "lentamente" dell'immobilità, ovvero nella direzione temporale negativa). Nel mondo tachionico più veloci si viaggia, più il tempo va indietro rapidamente; inoltre maggiore è l'energia cinetica posseduta da una particella, minore è la sua velocità (ciò significa che, quando a una particella si aggiunge energia, essa si avvicina sempre più alla barriera della velocità della luce, da qualunque lato si trovi). Così il tachione, man mano che perde energia, va sempre più veloce, muovendosi sempre più rapidamente indietro nel tempo.
La supposta esistenza di tali tachioni è un'altra dimostrazione della simmetria positivo - negativo implicita in molte equazioni della fisica, proprio come la simmetria che garantisce l'esistenza delle antiparticelle. Nessuno prese seriamente l'idea delle antiparticelle quando fu proposta per la prima volta, liquidando la simmetria delle equazioni come un gioco matematico. Oggi l'antimateria è però riconosciuta ufficialmente dai fisici e viene normalmente prodotta in acceleratori di particelle come quello del CERN. Ma il tachione non è l'antiparticella di alcuna particella conosciuta; esso, se esiste, è un fenomeno totalmente nuovo.
La radiazione Cerenkov è un’onda d’urto nel campo elettromagnetico; un esempio ben noto di onda d’urto meccanica è quella generata dagli aerei supersonici: il cono dell’onda d’urto che si propaga e' chiaramente visibile
Come si potrebbe rilevare il tachione? Il luogo migliore dove cercare è negli sciami dei raggi cosmici, particelle provenienti dallo spazio che urtano frequentemente lo strato superiore dell'atmosfera terrestre. Quando una particella energetica di un raggio cosmico collide con una particella atomica ordinaria della fascia più alta dell'atmosfera, produce una cascata di particelle secondarie che possono venire rivelate a terra (i positroni furono scoperti proprio in questo modo). Se alcune delle particelle così create fossero tachioni, esse dovrebbero viaggiare indietro nel tempo e raggiungere i rivelatori di terra non solo prima della maggior parte delle particelle dello sciame, ma anche prima che la radiazione cosmica originaria (primaria) colpisca lo strato superiore dell'atmosfera.
I tachioni, se vengono caricati elettricamente, possono essere rilevati in altro modo. Il limite della velocità della luce di Einstein si riferisce, per essere precisi, alla velocità della luce nel vuoto. E' questa la famosa costante c: a nessuna particella che viaggia più lentamente di c può essere fornita un'energia tale da superare il limite della velocità della luce nel vuoto. Ma la luce stessa viaggia più lentamente di c quando attraversa un materiale trasparente, come un foglio di vetro od un serbatoio d'acqua. Dunque particelle "ordinarie" possono muoversi più velocemente della luce nell'acqua senza superare il limite c. Quando una particella carica, come un elettrone, supera c, essa irradia luce. Così come un oggetto che si muove velocemente, rompendo la barriera del suono, provoca un bang sonico, similmente una particella carica che rompe la barriera della luce produce una sorta di bang "ottico". L'effetto venne scoperto nel 1934 da un fisico sovietico, Pavel Cherenkov, ed è noto in suo onore come "radiazione di Cherenkov". Un tachione elettricamente
carico che viaggia più velocemente della luce persino nel vuoto dovrebbe emettere la radiazione di Cherenkov, purché abbia disponibilità di energia.
La macchina del tempo
L'uomo che vide il nostro Universo come una sorta di macchina del tempo, il matematico Kurt Goedel, fece molte scoperte sconcertanti; egli dimostrò, in sostanza, che l'aritmetica è incompleta. Infatti, se si costruisce un qualsiasi sistema di regole, creando un aritmetica elementare (semplice addizione, sottrazione, ecc.), ci sono proporzioni aritmetiche che non possono venire ne provate ne contraddette usando le regole del sistema stesso (teorema di incompletezza di Godel).
Il più interessante di questi risultati emerse nel 1949: Goedel ebbe l'idea che, se l'Universo ruota, la tendenza naturale della gravità è comprimerlo e a farlo collassare viene contrastata dalla forza centrifuga. E come l'Universo ordinario non ha un centro determinato di espansione, così il modello di Goedel non ha un centro determinato di rotazione. Nell'universo ogni osservatore, qualunque sia la sua posizione, crede di essere al centro dell'espansione uniforme cosmica; allo stesso modo, nell'universo di Godel, ogni osservatore, qualunque sia la sua posizione, crederà di essere nel centro di rotazione. Ma le conseguenze di questa teoria non finiscono qui: quando un corpo massivo ruota, trascina attorno a sé lo spazio-tempo. Questo fenomeno è molto potente nell'ergosfera (zona che circonda un buco nero in rotazione): ecco perché i bizzarri processi che li si verificano ci permettono, teoricamente, di estrarre energia dai buchi neri. In verità l'effetto si manifesta per qualunque massa in rotazione, indipendentemente dalle sue dimensioni; ma il trascinamento dello spazio-tempo non è un fenomeno evidente fino a quando il corpo in rotazione non sia sufficientemente massivo. Tuttavia è possibile che questo effetto sia abbastanza ampio da poter essere misurato anche per la Terra. Se avvenisse questo trascinamento dello spazio-tempo come previsto dalla relatività generale di Einstein, esso si manifesterebbe influenzando la rotazione dei giroscopi in prossimità del nostro pianeta. Il loro asse di rotazione cambierebbe leggermente direzione, poichè, a causa della rotazione terrestre, si verificherebbe un moto di precessione. L'effetto è piccolissimo; ma per due decenni i ricercatori della Stanford University hanno lavorato su un progetto per la sua misura. Il loro programma era di fabbricare giroscopi perfettamente bilanciati, fatti con sfere di metallo uniforme per ruotare in assenza di peso, che sono stati lanciati prima della fine del secolo a bordo dello Space Shuttle. Lassù un insieme di apparecchiature sorveglierà i giroscopi senza peso per vedere se hanno effettivamente un moto di precessione dovuto all'effetto di trascinamento della rotazione terrestre sullo spazio-tempo contiguo.
E' davvero difficile misurare un simile effetto per una massa in rotazione così piccola come quella di un pianeta. Ma se tutto l'Universo stesse ruotando, effetti simili dovrebbero manifestarsi in modo molto evidente. Il modo migliore per rendersi conto di che cosa accade è di rappresentare su un diagramma standard di Minkowsky dei coni di luce che indicano la relazione tra i punti dello spazio-tempo. Immaginiamo dei coni di luce associati a tre punti dello spazio-tempo (A, B e C). Questi punti si ignorano a vicenda e non hanno influenza l'uno sull'altro; infatti, un segnale proveniente da uno di essi, per arrivare a uno degli altri due punti dovrebbe uscire dal proprio cono di luce, ovvero viaggiare più veloce della luce. Ma mentre il tempo trascorre, gli osservatori che partono da ciascun punto seguono le loro linee di universo più o meno complicate verso il futuro. A un certo punto nel futuro, l'osservatore partito dal punto A riceverà i segnali luminosi inviati dal punto B; questo sarà il primo momento in cui l'osservatore in A verrà influenzato dagli eventi avvenuti in B. Ma questo osservatore (A) non potrà mai avere alcuna influenza sugli eventi del punto B, poiché, per far ciò, dovrebbe mandare un segnale indietro nel tempo (qui sto supponendo che i tachioni non esistano); tutte le interazioni sono a senso unico. Lo stesso tipo di schema vale per gli altri osservatori e, in realtà, per tutti gli osservatori dello spazio-tempo piatto.
Ma se gli osservatori vivono in un universo in rotazione, constatano che esso trascina lo spazio-tempo in circolo in modo tale che i coni di luce risultano inclinati ovunque. Se l'Universo ruota a una velocità sufficiente, i coni di luce si inclinano tanto che un osservatore partito dal punto A può arrivare nel punto B senza dover uscirà dal cono di luce futuro, non superando la velocità della luce. Analogamente, un osservatore che parte dal punto B può arrivare nel punto C; possiamo allora immaginare una serie di coni di luce sovrapposti che, collegandosi, formano una strada circolare che parte e finisce in A dopo aver attraversato l'intero universo. Ma ricordate che questa figura è un diagramma spazio-temporale. Il punto A rappresenta un luogo dello spazio e un momento del tempo. Quindi, nell'universo di Godel, è possibile partire da un punto dello spazio-tempo e viaggiare circolarmente attorno all'universo per tornare nello stesso luogo e momento da cui si è partiti (anche se, secondo gli orologi della nave spaziale, il viaggio richiederebbe migliaia di anni). La difficoltà, naturalmente, è proprio questa: per poter creare anelli chiusi di tipo temporale, un universo come il nostro dovrebbe ruotare una volta ogni 70 miliardi di anni. Per un universo che attualmente si ritiene abbia 15 miliardi di anni questo ritmo di rotazione, difficilmente determinabile, è piuttosto lento. Ciò nonostante, i dati disponibili smentiscono che l'Universo abbia questa velocità di rotazione. Anche se il cosmo ruotasse tanto rapidamente, tuttavia, il CTL più breve avrebbe una circonferenza di circa 100 miliardi di anni-luce. Ciò significa che anche un fascio di luce impiegherebbe 100 miliardi di anni per girare attorno all'universo e tornare allo stesso punto dello spazio-tempo da cui è partito. In effetti l'uso di questa macchina del tempo universale è una possibilità piuttosto remota. Ma le soluzioni di Godel delle equazioni di Einstein indica, ancora una volta, che il viaggio nel tempo non è escluso dalla relatività generale; inoltre dimostra come la rotazione, che provoca l'inclinazione dei coni di luce, possa portare all'esistenza di anelli chiusi di tipo temporale. Nel 1973 un ricercatore dell'Università del Meryland asserì che ciò era possibile persino con una massa molto inferiore a quella dell'intero universo, ammesso che la materia utilizzata fosse sufficientemente compatta e ruotasse a velocità straordinaria.
di:di Aldo Gagliano
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